
Nella fitta rete delle relazioni umane, quelle tra fratelli possono rivelarsi tra le più durature e intense.
Le dinamiche di accudimento e conflitto che possono innescarsi naturalmente in una relazione tra fratelli forniscono la possibilità di sviluppare la comprensione emotiva, l’autoregolazione, il senso di appartenenza e di conforto.
I fratelli nascono come compagni di gioco e, durante l’infanzia, la relazione può strutturarsi in un rapporto di mutuo aiuto e di sostegno, cambiando forma durante l’adolescenza, periodo durante il quale il contatto e l’intimità perdono spazio a favore di autonomia e affermazione di sé.
Tenendo conto di come i modelli comportamentali ed emotivi familiari, uniti al sostrato culturale, possano influenzare la percezione e il modo di vivere il rapporto di fratellanza, un ulteriore fattore che può influenzare la traiettoria della relazione tra fratelli è la presenza di una disabilità in un fratello.
Nell’ottica di indagare le peculiarità di questa relazione occorre considerare due aspetti fondamentali:
· la tipologia di relazione tra fratelli, laddove un fratello abbia un disturbo dello spettro autistico
· il benessere del fratello a sviluppo tipico durante tutte le fasi di vita, inteso come maturazione delle attività di “caregiving”, di comunicazione e di adattamento comportamentale.
Avere un fratello o una sorella con un disturbo dello spettro autistico può avere un impatto significativo sulla vita di un fratello con sviluppo tipico.
Queste relazioni potrebbero essere caratterizzate da interazioni meno frequenti e qualitativamente diverse rispetto a quelle che si avrebbero con un fratello a sviluppo tipico. Una strategia suggerita dalla letteratura come modalità per affrontare questo tipo di situazione potrebbe essere quella di includere i fratelli nel trattamento del fratello o sorella con autismo.
L’inclusione dei fratelli negli interventi comportamentali è documentata come benefica per entrambi i bambini.

